Poesie di Natale

Poesia di Natale inviataci da Salvatore Memeo intitolata "Evento".
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Evento
Evento
inviata da Salvatore Memeo

 

Trema un sottil raggio di luce nova
sopra la terra invasa d’astio antico
quando s’adagia sopra a una alcova,
tra le festuche d’oro e un volto amico.

È freddo il cielo e di tormenta fiocca
mentre una stella resta ancora accesa
e sulla scena mezzanotte scocca:
azzera il rombo per la nuova intesa.

Sotto i fardelli, curvi, zoppi e stanchi,
frotte di gente invadono la via:
in cuore l’inno di speranza, e ai fianchi,
portano, insieme, omaggi per Maria.

Intorno sparsi, fra dolenti dune,
cento labari: un’unica bandiera.
Senza più vento e senza più lacune,
un solo canto s’alza dalla schiera.

È nato Cristo, il nostro Redentore
nella capanna fredda di Betlemme!
e la riscalda col sorriso e il core,
di luce brillan gli occhi come gemme.

Orsù fratello godi questo evento
e smorza la tristezza chiusa in seno;
di tutto l’anno, questo, è un bel momento:
è gaudio, non si può farne a meno!


E’ ancora Natale?

S’avverte un silenzio oltre il muro del pianto!
In fondo alla via or tace il mortaio
e il cielo trabocca, di cirri è affranto:
durante la quiete riposa il notaio.

E l’asino bigio, tra i cardi spinosi,
si muove distratto e non pensa alla resa
e ai mille ribelli che di faide ansiosi
si prestano gravi per la nuova impresa.

È un mare di pietre intrise di bile,
riflesse nel sole di credi e bugie.
La pace è difesa con tanto di stile:
con brame riottose e le costanti rie.

Silenzio assoluto. Silenzio d’avelli,
né manca la salma per dare l’idea.
Il quadro si presta, non è de’ più belli:
traballa ed è appeso ad una pace rea.

Tremante l’ulivo, non ha più sorriso,
non ha più la linfa e non offre frescura
e aspetta che il cielo gli bagni il suo viso:
è stanco del pianto e dell’uomo che abiura.

Qual strage di fiori pei campi di grano!
Non serve la pezza che faccia da toppa.
La messa è vicina, ma sopra al Giordano
il rito s’arresta, e si china la groppa.

E intanto si raschia, del fondo, il barile …
Ognuno modella un suo dio distinto …
Non è più uno scherzo, né pesce d’aprile:
è sol che l’onore è latente, respinto.

Si tratta che orecchia ragione non ode
ma, pure le bocche non hanno più fiato.
Sul nuovo proscenio rimasto è l’Erode
che stringe la mano di Ponzio Pilato.

Riprova e riprova il Cristo Bambino!
Neppure quest’anno depenna il Natale!
Dilemma rimane: qual mal di rabbino?
Oppure è la fede ch’è intesa male?



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