Trema un sottil raggio di luce
nova
sopra la terra invasa d’astio
antico
quando s’adagia sopra a una
alcova,
tra le festuche d’oro e un volto
amico.
È freddo il cielo e di tormenta
fiocca
mentre una stella resta ancora
accesa
e sulla scena mezzanotte scocca:
azzera il rombo per la nuova
intesa.
Sotto i fardelli, curvi, zoppi e
stanchi,
frotte di gente invadono la via:
in cuore l’inno di speranza, e
ai fianchi,
portano, insieme, omaggi per
Maria.
Intorno sparsi, fra dolenti
dune,
cento labari: un’unica bandiera.
Senza più vento e senza più
lacune,
un solo canto s’alza dalla
schiera.
È nato Cristo, il nostro
Redentore
nella capanna fredda di
Betlemme!
e la riscalda col sorriso e il
core,
di luce brillan gli occhi come
gemme.
Orsù fratello godi questo evento
e smorza la tristezza chiusa in
seno;
di tutto l’anno, questo, è un
bel momento:
è gaudio, non si può farne a
meno!
E’ ancora Natale?
S’avverte un silenzio oltre il
muro del pianto!
In fondo alla via or tace il
mortaio
e il cielo trabocca, di cirri è
affranto:
durante la quiete riposa il
notaio.
E l’asino bigio, tra i cardi
spinosi,
si muove distratto e non pensa
alla resa
e ai mille ribelli che di faide
ansiosi
si prestano gravi per la nuova
impresa.
È un mare di pietre intrise di
bile,
riflesse nel sole di credi e
bugie.
La pace è difesa con tanto di
stile:
con brame riottose e le costanti
rie.
Silenzio assoluto. Silenzio
d’avelli,
né manca la salma per dare
l’idea.
Il quadro si presta, non è de’
più belli:
traballa ed è appeso ad una pace
rea.
Tremante l’ulivo, non ha più
sorriso,
non ha più la linfa e non offre
frescura
e aspetta che il cielo gli bagni
il suo viso:
è stanco del pianto e dell’uomo
che abiura.
Qual strage di fiori pei campi
di grano!
Non serve la pezza che faccia da
toppa.
La messa è vicina, ma sopra al
Giordano
il rito s’arresta, e si china la
groppa.
E intanto si raschia, del fondo,
il barile …
Ognuno modella un suo dio
distinto …
Non è più uno scherzo, né pesce
d’aprile:
è sol che l’onore è latente,
respinto.
Si tratta che orecchia ragione
non ode
ma, pure le bocche non hanno più
fiato.
Sul nuovo proscenio rimasto è
l’Erode
che stringe la mano di Ponzio
Pilato.
Riprova e riprova il Cristo
Bambino!
Neppure quest’anno depenna il
Natale!
Dilemma rimane: qual mal di
rabbino?
Oppure è la fede ch’è intesa
male?
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