Natale, corro e l’aria fredda
sbatte sul mio viso assonnato.
Il cielo è limpido come
d’estate,
ma il gelo che avvolge le cose
mi riporta ai languori
dell’inverno.
Corro dalla città verso la
collina
lasciando dietro i pensieri più
lenti.
Da quassù Forlì è un presepe
ibernato,
un’immobile cartolina istantanea
di una città che poltrisce
dopo le corse, il traffico, le
file
dei giorni dei preparativi.
Le tre torri in fila si
osservano
altezzose tra loro dalla
distanza.
Tutto sembra più chiaro
nell’ebbrezza della corsa.
In questa luminosa mattina,
l’aria tersa tira a lucido le
cose.
La mia città dorme tranquilla,
la mia famiglia finalmente
serena,
i tanti amici che mi stanno
vicini
e tu che mi riempi la mente di
energie.
Il cuore batte forte, un po’ per
la corsa,
un po’ per l’ultima emozione
che mi hai appena regalato.
Natale è il giorno più intimo
dell’anno,
caldo come un maglione grosso di
lana
che ci protegge dai rigori
dell’inverno.
Natale è il riposo dall’abituale
affanno,
è il momento puntuale per la
riflessione.
Natale è lo state of mind che
colma,
è il biglietto scritto con
l’anima,
è l’occasione per offrire quanto
di buono
non hai saputo o voluto donare
prima.
Oggi che tutto sembra splendido,
mi godo il momento inatteso
volando tra il blu del cielo
e il verde striato dei campi.
Devo assolutamente ricordare
di scrivere questo appunto:
“Fa’ che Natale sia un giorno
come gli altri,
perché tutti gli altri giorni
siano come Natale”.
Lo scriverò sullo specchio, sul
cruscotto,
lo scriverò ovunque tu possa
leggerlo.
Questo è il mio dono più
sincero,
in un giorno speciale ma così
normale,
un giorno che non ha niente in
più
di tutti gli altri giorni
consueti.
E se l’anno prossimo a Natale
correrai ancora con me verso la
collina,
ti domanderò cosa sarà cambiato
nella tua vita durante l’anno
trascorso.
Tu mi risponderai: “E’ un anno
che corriamo insieme nella
stessa direzione.
Correre con te è un privilegio!”
Ed io sarò fiero di essere stato
tuo compagno
nella corsa silente che ci ha
condotto
giorno dopo giorno, dalla città
alla collina,
sfiorando le nostre anime
innamorate.
Quella frase l’ho scritta
in faccia al mondo
e il mondo indispettito
ha provato vergogna
di se stesso e delle sue colpe.
Ci ha consegnato la laurea
honoris causa in consapevolezza,
(disciplina affatto facile,
ma prodiga di soddisfazioni
per chi la frequenta assiduo).
Poi si è fatto piccolino,
tu l’hai piegato in quattro
e ne hai fatto un aquilone.
A volte lo fai volare nelle
giornate di sole
per ricordare quel Natale
luminoso
in cui abbiamo iniziato a
correre insieme
dalla città verso la collina.
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