Un’altra fredda notte d’inverno
sta avvolgendo con le sue
tenebre la terra dei figli di
Abramo. Dai monti arriva, come
un soffio, una aria lieve che
odora di neve, forse questa
notte un pietoso manto bianco,
coprirà il mio cuore
insanguinato e colmo di dolore.
La mia terra è calpestata da un
esercito invasore, che opprime
le nostre tradizioni, i nostri
più sacri valori. Il mio popolo
non segue più le parole degli
antichi profeti e si lascia
andare ad una vita che sembra
ormai senza coscienza. Le nostre
madri piangono figli dispersi su
strade che li hanno portati in
luoghi lontani e sanno che
difficilmente sapranno o
potranno ritornare. I nostri
padri, sono colpiti da mali
terribili che nessun medico sa
curare. Eppure, c’è ancora tanta
gente che non vuol vedere, che
non sa ascoltare. Io mi trovo
qui, seduto da solo su una
fredda pietra, ad annusare
l’aria che scende dai monti, ad
ascoltare il silenzio della
notte. Un brusio lontano mi
distoglie dai miei malinconici
pensieri, una piccola folla si
muove sui sentieri bui verso una
tremolante luce che rischiara
appena un punto ai piedi della
collina. Mi incammino, seguendo
le povere persone che sembrano
attratte da quella strana luce e
mi torvo così davanti
all’entrata di una semplice
grotta. Un uomo, forse un
forestiero giunto fin qui in
cerca di lavoro o forse una
persona qualsiasi, capitata in
questo luogo desolato seguendo
chissà quale destino, sta
cercando di raccogliere le sue
poche cose e con queste, in
qualche modo, proteggere dal
gelo la sua giovane donna. Lei,
con gli occhi gonfi di gioia,
accarezza un bimbo appena nato,
lo ammira e lo bacia dolcemente
con l’immenso amore che solo una
madre sa provare, lo culla con
tenerezza e lo stringe con
estrema delicatezza al suo seno
rigoglioso. Strano, anche in una
notte così, in un mondo così, il
nostro Dio ci regala un’altra
volta il miracolo della Vita.
Guardo questa piccola creatura,
ed in Lui vedo la speranza che
non può morire, vedo la
grandezza dell’amore trionfare
sulle guerre, sulle malattie, su
tutto il male che l’uomo sa
generare. I Sui piccoli occhi
lucidi mi scrutano nell’anima,
frugano tra i miei più intimi
pensieri, nei più profondi miei
desideri, e finalmente il mio
cuore si apre, la purezza del
Suo sorriso invade tutto il mio
corpo e non mi sento più
oppresso dal peso del vivere,
vedo in questo piccolo neonato,
la grandezza del creato,
l’incalcolabile potenza
dell’amore. Chiudo gli occhi ed
ispiro profondamente il soffio
lieve che scende dai monti,
forse questa notte un manto
bianco coprirà un mondo
insanguinato e pieno di dolore,
come una madre che, con una
calda coperta, copre suo figlio
ammalato e poi lo bacia sulla
fronte, con immenso amore. |